Il Presidente dell’Arera, Stefano Besseghini, ha presentato questa mattina la Relazione annuale ARERA presso la Camera dei Deputati. Sul sito dell’Autorità sono disponibili il documento relativo ai numeri dei servizi pubblici, la Relazione del Presidente e la sintesi della stessa.

Di seguito le principali dichiarazioni del Presidente Besseghini.

Superata la fase più acuta della crisi dei prezzi, “stiamo assistendo al ritorno di un dibattito focalizzato sulla contrapposizione di singole soluzioni e che sembra aver poco capitalizzato i principali insegnamenti del periodo di crisi”. Sarebbe utile, dice Besseghini, “che le lezioni che abbiamo dovuto imparare ci accompagnassero nel nostro dibattito”, prima fra tutte “la sicurezza dell’approvvigionamento e la ridondanza delle infrastrutture”. E se lo scorso anno c’era il timore di una scarsa competizione nell’assegnazione dei clienti per la fine tutela, oggi il presidente sottolinea il successo delle aste e gli sconti ottenuti dai consumatori. Anche se la transizione è solo iniziata, tra la “cacofonia commerciale”, i prezzi sul libero poco attraenti, il complesso passaggio della salvaguardia e la necessità di individuare un nuovo prezzo di riferimento.

Il discorso è però partito dai rigassificatori che “assumono un nuovo ruolo” su cui “l’Italia ha dimostrato di sapersi dotare di quanto necessario”. Il rigassificatore di Piombino “è in esercizio ormai da un anno, ma va scongiurato il rischio di un lungo periodo di mancato funzionamento per il suo trasferimento”, mentre il quello di Ravenna “sembra rispettare i tempi di entrata in esercizio ma con un rimarchevole incremento di costi che, al netto della valutazione della loro efficienza, richiederà un ulteriore sforzo pubblico per consentirne la collocazione a prezzi competitivi”.

D’altra parte, “l’accelerazione che si è stati capaci di imprimere allo sviluppo delle rinnovabili, passando da un installato di 600 MW nel 2020 a circa 5 GW nel 2023, offre la base per una più credibile evoluzione verso gli obiettivi recentemente confermati anche nel Pniec ed è alla base dei rilevanti investimenti in infrastrutture di trasporto e distribuzione elettrica”.

Dal lato dei prezzi per i consumatori, il meccanismo dei bonus energetici “si è rivelato efficace”, anche se “è emersa in tutta la sua evidenza la difficoltà di intercettare una fascia di consumatori non classificabili come poveri in senso stretto”, per i quali sarebbe opportuno considerare “l’indicazione più volte ribadita da questa Autorità: valutare una significativa copertura degli oneri di sistema per il tramite della fiscalità generale, maggiormente in grado di intercettare gli effettivi livelli di reddito dei soggetti gravati dall’onere”.

Terzo tema indicato da Besseghini in ordine cronologico è quello della “accettabilità sociale dello sviluppo infrastrutturale”, definito “un grande tema” che comporta un “rischio sistemico”, spesso “invocato come freno allo sviluppo delle energie rinnovabili ma che ha una valenza molto più generalizzata e non sufficientemente considerata nella pianificazione dello sviluppo delle infrastrutture”. Il fatto che questo tipo di difficoltà “caratterizzi in particolare taluni ambiti, ad esempio le infrastrutture energetiche o quelle dei rifiuti, deve farci interrogare sulla percezione che la popolazione ha di tali settori”, ha detto Besseghini, sottolineando come infrastrutture altrettanto impattanti come quelle per le telecomunicazioni “conoscano un’inerzia assai minore”.

Quarto tema è la centralità del Mediterraneo e la “profonda revisione del quadro normativo europeo” che ha ripreso alcuni elementi centrali da “assetti già sperimentati nel mercato italiano, come la regolazione dell’accesso alla capacità di stoccaggio del gas naturale” e il riconoscimento del mercato per la capacità come elemento strutturale del disegno o l’utilizzo dei contratti alle differenze per la nuova capacità rinnovabile.

Il mix gas-rinnovabili del sistema energetico italiano si va consolidando, un mix “virtuoso dal punto di vista ambientale, non scevro però di rischi e di costi rilevanti”
che l’Italia si prepara ad affrontare principalmente con “due strumenti che muoveranno i primi passi con l’inizio del prossimo anno, vale a dire il Testo integrato del dispacciamento elettrico (Tide) e il meccanismo incentivante del FerX”. Quanto al FerX, il meccanismo rientra nello “spostamento verso meccanismi di concorrenza per il mercato”, come i quali i mercati per la remunerazione della capacità, che comportano “un’assunzione di responsabilità nell’allocazione delle risorse tra le diverse iniziative, auspicabilmente secondo criteri di efficienza”, per la quale serve un “coordinamento tra i diversi soggetti attivi nella gestione del settore energetico” con “momenti e strumenti di più efficace implementazione”, anche per “la sfida posta dalle esigenze di sviluppo delle reti”.

A proposito di costi, gli oneri generali di sistema “sono stati una voce rilevante negli ultimi 13 anni: abbiamo pagato circa 162 miliardi, dei quali circa 142 a copertura degli incentivi attualmente operativi per le rinnovabili”, costi che “nei prossimi 5 anni andranno incontro, a misure vigenti, ad una significativa riduzione” ma che “determineranno ancora un costo rilevante”.

Qui Besseghini ha introdotto una riflessione sul “lungo processo di superamento della tutela dei prezzi nei mercati dell’energia”. Quanto al gas, “il passaggio al nuovo regime è avvenuto nel gennaio del 2024 e ha visto offerte che, per il cliente domestico tipo con un consumo di 1.400 Smc/anno, hanno comportato aumenti di spesa compresi tra il 3,7% ed il 12,5%”.

Le aste per i clienti elettrici “sono risultate ben disegnate per unanime valutazione e hanno portato diversi venditori ad offrire prezzi negativi, anche significativamente, per avere assegnato il servizio (rectius i clienti)”. Il risultato è stato “un vantaggio per il consumatore che è transitato nel servizio a tutele graduali di circa 113 €/anno a parità di tutti gli altri costi”. La situazione “ad oggi vede i clienti elettrici italiani divisi in quattro categorie: i clienti vulnerabili serviti in tutela (circa 3,6 milioni) o sul mercato libero (circa 8,4 milioni), che possono in qualunque momento passare dal servizio al mercato e viceversa e manterranno questa prerogativa indefinitamente; i clienti non vulnerabili, transitati automaticamente nel Servizio a tutele graduali (circa 3,6 milioni) oppure serviti sul mercato libero (circa 14,7 milioni), che potranno compiere qualunque scelta verso o all’interno del mercato libero ma non potranno scegliere di tornare nei servizi di tutela, salvo il caso in cui (per qualunque motivo) divengano vulnerabili o restino senza fornitore”. Ad oggi, conclude Besseghini, “le offerte disponibili sul mercato libero appaiono poco attraenti rispetto ai diversi servizi regolati, essendo caratterizzate da prezzi normalmente più alti”.

Dal punto di vista dei fornitori, le aste hanno permesso di ridurre il tasso di concentrazione nel mercato, perché il principale operatore, Enel, ha visto ridotta la propria quota, anche se questo “non ha cambiato in maniera sostanziale la configurazione del mercato stesso, in quanto il secondo operatore è ancora largamente minoritario rispetto al gruppo principale”. La forza relativa del gruppo, si legge nella relazione, rimane “preponderante rispetto agli altri operatori, con la capacità di determinare un recupero della clientela persa malgrado la convenienza che, almeno nei primi tre anni, il Stg è in grado di esprimere”.

Per superare la fase di transizione, l’Autorità dovrà “rafforzare il controllo e le garanzie nel mercato libero” e “focalizzare la propria attenzione sulla capacità del mercato di esprimere prezzi competitivi o servizi a reale valore aggiunto”, a fronte di una “difficoltà nel comunicare con il consumatore finale ed in particolare con il piccolo consumatore”, anche perché “la forza commerciale dei grandi gruppi, nel costruire una narrativa in grado di valorizzare nel prezzo elementi aggiuntivi rispetto alla fornitura della commodity energetica, determina scelte non sempre economicamente razionali”. La comprensione delle dinamiche di mercato è infatti “patrimonio soltanto di un insieme ristretto di consumatori, particolarmente attenti, che riescono a cogliere il valore di tali elementi nella cacofonia commerciale che caratterizza l’argomento ed a cui tutti, volutamente o meno, contribuiamo”.

In questo ambito rientra il processo di revisione della bolletta elettrica, che, dopo due partecipate consultazioni, porterà all’adozione di un provvedimento finale entro l’estate per consentire un avvio delle nuove bollette nella seconda metà del 2025.

Le aste per l’assegnazione del servizio di vulnerabilità richiederanno con tutta probabilità “un certo tempo prima del loro svolgimento” e grande attenzione perché manca “pressoché totalmente l’incentivo che aveva caratterizzato le aste del Servizio a Tutele Graduali”, cioè “la possibilità di trattenere il cliente nel mercato libero al termine del servizio”, per cui le valutazioni degli operatori “saranno certamente meno premianti per i consumatori, per lo meno nel breve termine”. Il secondo aspetto, forse anche più rilevante, riguarda la particolare complessità della procedura di asta che si prefigura alla luce delle attuali previsioni normative, per cui Besseghini torna ad auspicare una riformulazione delle norme sulla “clausola sociale”.

Quanto al prezzo di riferimento, ruolo già ricoperto dal servizio di Maggior Tutela e che potrebbe spettare nel medio termine al servizio di tutela della vulnerabilità, Arera ha svolto analisi sulla base delle informazioni rese disponibili dal Sistema Informativo Integrato (Sii), introducendo un indice costruito considerando in ciascun mese le offerte effettivamente scelte dai clienti domestici che hanno cambiato fornitore e simulando la relativa spesa annua per i 12 mesi successivi, nonché il relativo prezzo medio atteso. Il valore di questo indice “rappresenta quindi la migliore stima della spesa unitaria che i clienti che hanno cambiato fornitore sosterranno nei 12 mesi successivi”. Il risultato: a marzo 2024 i clienti che hanno scelto una fornitura in tutela hanno sostenuto un costo unitario lordo di 0,22 €/kWh, a fronte degli 0,33 €/kWh di chi ha scelto un’offerta fissa dal mercato libero e di 0,32 €/kWh di chi ha optato per un’offerta variabile. Nel quadro di un potenziamento delle capacità dei consumatori, Besseghini ricorda la nuova sinergia tra Portale Offerte e Portale Consumi, “un passo avanti verso la realizzazione di quello che potremmo considerare un cassetto energetico”.

Vale la pena sottolineare la stoccata del presidente sui tentativi di sottrarre all’Autorità la competenza in materia di rifiuti: “non stupisce – dice Besseghini – che vi possano essere resistenze da parte di chi, in questa fase, valuta negativamente gli effetti direttamente percepiti con riferimento alla propria attività e non attribuisce valenza positiva a quelli di sistema”. Nonostante gli sforzi e la gradualità adottata dall’Arera, “restano consapevoli incomprensioni, che alcuni vorrebbero pretestuosamente finalizzare verso soluzioni semplici, binarie e solo apparentemente risolutive, spesso foriere di prolungate fasi di grande instabilità e destinate a consegnare nuovamente il settore ad indeterminatezza e confusione di ruoli, quelli si forieri di immobilismo o peggio”.

Particolarmente rilevante la crescita del servizio di conciliazione: il 2023 ha registrato il più alto numero (circa 200) dall’inizio dell’operatività della funzione giustiziale dell’Autorità, a conferma della scelta degli stakeholders di privilegiare tale strumento di risoluzione delle controversie, in alternativa alla tutela giurisdizionale, apprezzandone la gratuità, l’estrema facilità di utilizzo e soprattutto i tempi celeri e certi di durata.

Un’ultima osservazione di merito Besseghini l’ha dedicata al ruolo dei regolatori e all’importanza della loro indipendenza: “l’indipendenza dei regolatori richiede sempre una attenzione specifica, che non può essere affidata unicamente agli aspetti di principio, alla dichiarazione dell’importanza e del ruolo di un regolatore indipendente”.

Besseghini ha chiuso con un richiamo alla pace: “abbiamo il dovere di ragionare per il meglio ma altrettanto di preparaci al peggio. Dobbiamo riconoscere che la vera vittima del nostro tempo è la pace”. Il Covid “ci ha lasciato conseguenze fisiche ma soprattutto psicologiche di cui ancora non comprendiamo la portata”. L’augurio è “che – nel nostro piccolo, per quanto possibile, per quanto ci è dato di fare – si possa essere in grado di costruire un’infrastruttura “immateriale”, che permetta di scambiarci il bene di cui abbiamo maggior bisogno in questo momento: la Pace”

 

Condividi l'articolo